Δευτέρα 4 Ιουλίου 2011

REGGIO - Un popolo senza storia?


Lunedì 04 Luglio 2011 

Oggi noi reggini crediamo di essere un popolo senza storia e cultura, convinti che qualunque cosa venga al di fuori dei nostri confini sia migliore di quello che il nostro territorio possa offrire. Si è fieri della nostra regginità solo quando si parla di 'nduja, di salsicce, di peperoncino o di tarantelle (il che fanno sì parte della nostra storia, ma ci sono aspetti ben più importanti da sottolineare). Tremila anni di storia, dalla fondazione da parte dei Calcidesi fino all'età moderna, in particolare da ricordare l'età greca e romea, ma purtroppo non viene valorizzata come si dovrebbe a livello locale, men che meno a livello nazionale e internazionale. Anzi, lo Stato fa di tutto per denigrarci, per dipingerci come un popolo senza passato, senza cultura e barbaro, in favore ovviamente della parte settentrionale del Paese, grazie anche all'influenza leghista: come si spiegherebbero, sennò, alcune iniziative prese a livello scolastico? Infatti, i nuovi programmi scolastici vogliono far partire la storia a partire dall'anno 1000, cioè più o meno dall'età comunale, anche se però è già da molto tempo che la storia studiata nelle nostre scuole è incentrata nel Nord, il Sud è poco accennato; ai Romei si dedicano solo poche righe, e soprattutto al periodo giustinianeo, e se si privano gli studenti dello studio della storia greca e romana, si rischia il disastro, perché una casa solida possiede solide fondamenta. Altro esempio che si può fare, sottolineato dal prof. Daniele Castrizio, professore associato di Storia Economica della Moneta Antica e Medioevale presso l'Università degli Studi di Messina, grande esperto di storia reggina, è un programma su History Channel intitolato "Pazzi per la Storia", finanziato dalla Regione Lombardia, in cui vengono ricostruite battaglie svoltesi in Italia fino al Rinascimento. Parlando della battaglia di Taranto del 1042 tra Romei e Normanno-Longobardi, si dice che Giorgio Maniace, catepano d'Italia (il catepano è la massima carica militare romea), dopo la battaglia avrebbe massacrato tante persone, incluse donne e bambini, giustificano la conquista proveniente dal Nord, ma in realtà Maniace non fece mai questo massacro. Anche la tanto citata scomparsa della lingua greca in Calabria è un esempio, e la causa è la Chiesa romana, interessata a riportare i territori italiani ex-Romei sotto la giurisdizione ecclesiastica latina, con la collaborazione soprattutto di Normanni e Angioini: storia poco valorizzata, non conosciuta da molti intellettuali italiani, né da coloro che compilano i programmi scolastici, e se lo sono non hanno l'interesse a insegnare ai ragazzi che a Reggio si parlava una lingua "straniera", perché sennò corriamo il pericolo di pensare con le nostre teste! Anche certi elementi della Chiesa Cattolica, ancora oggi, propagano l'immagine di Reggio come terra di cultura latina, ridimensionando  sostenendo che il fatto che il reggino sia greco è solo un luogo comune. Ignazio Buttita, poeta siciliano, diceva che un popolo diventa povero quando gli rubi la lingua, perché si priva loro della loro espressione culturale. E la stessa cosa, ovviamente, vale per la Storia.

Giuseppe Delfino

http://www.costaviolaonline.it/6356-reggio_un_popolo_senza_storia.html

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